Spirito sportivo: chi e’ costui?
15 Aprile 2019
Dott. Mazza
15 Aprile 2019

Don Pino

Quando…..mia affidate il compito di parlare di Pierangelo, sinceramente incontro una certa difficoltà, perché mi trovo dinanzi a una personalità poliedrica, dai mille volti e….chiarire bene quale è la sua spiritualità, quale è la sua tensione interiore diventa veramente difficile.

Mi sforzo di esprimere quella che è stata la mia esperienza.

Un esperienza condivisa in parte. Perché in parte?

Perché soltanto dal momento della malattia in poi il mio rapporto con Pierangelo si è intensificato.

Quando sono stato creato parroco di Faggiano, tra le priorità della mia pastorale c’era proprio quella di visitare le scuole. Ed è così che ho conosciuto Pierangelo per la prima volta.

L’ho conosciuto alla seconda elementare. E mi diceva la sua maestra che Pierangelo era di una tempra, di una franchezza, di una forza umana, anche straordinaria.

Era un ragazzo, un bambino anzi, un bambino molto, molto capace, aveva tante virtù e si distingueva non soltanto dal punto di vista culturale ma proprio da un punto di vista umano.

Era vicino ai più bisognosi, era sempre sorridente. Un ragazzo sereno, un ragazzo sereno da tutti i punti di vista. Questo è stato il mio primo incontro con Pierangelo.

Poi ha frequentato il Catechismo per l’iniziazione cristiana , quindi ha ricevuto i sacramenti della confessione, della comunione e poi della cresima e anche qui il catechista mi riferiva della sua personalità. Era meravigliato, era stupito della sua intelligenza, un’intelligenza viva, una profondità spirituale ineguagliabile.

Ma queste sono testimonianze, per certi versi indirette.

Il mio rapporto, invece, dicevo, con Pierangelo si è concretizzato, purtroppo con la sua sofferenza, con la sua malattia.

E qui si è aperto, veramente, un orizzonte nuovo, a me sconosciuto.

Quando mi intrattenevo con Pierangelo nei colloqui spirituali, lui spesso chiedeva di parlarmi, spesso mi chiedeva il Sacramento della riconciliazione, spesso il sacramento della comunione e quando poteva, quando gli era consentito dalla malattia la celebrazione dell’Eucaristia, soprattutto domenicale, era veramente il centro di tutta la sua esistenza.

Eh, dicevo, io avevo la sensazione di trovarmi di fronte, non un ragazzo di quattordici, quindici, sedici o diciassette anni, ma avevo la sensazione di trovarmi un gigante, un campione della fede.

I suoi pensieri, la sua profondità, la sua spiritualità, a dir poco mi confondevano.

Ecco, parlo veramente con il cuore in mano. Avrei voluto avere io, in alcuni momenti, la sua forza d’animo e la sua fede. Eppure chiedeva. Chiedeva di parlare di Cristo. Chiedeva di parlare della Chiesa. Chiedeva di parlare dei grandi Santi, dei Mistici.

Sembrava che il tempo volasse quando si stava insieme.

Si toccavano tutti gli argomenti e in qualsiasi argomento, in qualsiasi versante, lui, oltre ad essere preparatissimo, offriva anche un contributo unico dovuto ad un’intelligenza sopraffina, a una spiritualità curata. E così è andato avanti un po’ il nostro rapporto. Un rapporto da padre spirituale a figlio spirituale, ma tante volte questi ruoli sfumavano perché, veramente si raggiungevano altezze inaudite e non si sapeva bene chi fosse dei due il padre o il figlio.

E poi mi sono rimaste impresse alcune affermazioni. Le ultime che lui mi ha fatto prima di lasciare…di lasciare questo mondo. E un po’ affermazioni che probabilmente conosciamo. Perché sono affermazioni forti. Affermazioni che, secondo me, non vengono dall’umanità.

Quando Pierangelo soffriva e la sua sofferenza diventava davvero cruenta insopportabile lui più volte mi ripeteva: “ La mia malattia, la mia sofferenza è un dono, se il Signore mi fa soffrire così, se permette questa sofferenza è perché c’è un significato profondo” diceva “ Don Pino io non capisco però credo; io non capisco però credo”

E non era certamente un atteggiamento di una persona bigotta. Era un atteggiamento di una persona credente. Era l’atteggiamento, permettetemi il termine, di un Santo.

Non perché io voglia enfatizzare, ma perché io realmente sono stato a contatto con la santità stessa di Dio che si è servito di un ragazzo di appena 17 anni. La mia malattia è un dono.

Chi può mai affermare una cosa simile se non sotto l’istanza, l’ispirazione dello Spirito Santo.

Qui o si crede o non si crede.

L’umanità non riesce a dare certe risposte. L’umanità non è capace di arrivare a tanto.

E poi un altro aspetto importante, che mi ha fatto riflettere.

Quella di Pierangelo non era spiritualità intimistica, non era un fatto suo personale. Lui si sentiva pienamente inserito nella realtà della Chiesa.

E amava la Chiesa così com’era, fatta di peccatori, fatta di debolezze, amava la Chiesa perché Cristo amava la Chiesa quale sua sposa. E Cristo ha donato se stesso per la Chiesa.

Non si scandalizzava di fonte a nulla. Amava la Chiesa e voleva essere figlio della Chiesa. Voleva passare attraverso la Chiesa. Voleva indicare la Chiesa a tutti come unico mezzo di santificazione.

E un’altra espressione che trovammo per caso in un tema da lui svolto ed è una citazione di Agostino. Lui amava molto anche Agostino. Era uno dei suoi preferiti; e qui ci troviamo d’accordo perché anche io lo sapete, no, i miei parrocchiani lo sanno, amo molto questa figura di Santo, forse perché è più vicino alla nostra umanità.

“Fuori dalla Chiesa non c’è salvezza”. Inseriva questa postilla, questa espressione in un tema, come dicevo “Extra Aecclesiae nulla salus”. Eh!… Quando i suoi genitori, il papà in particolare, sul finire dei giorni del figlio diceva: “ Adesso come mi devo comportare, cosa devo fare io” , lui in una maniera pacata, serena, da credente, da Santo dicevo, disse al padre “Va da Don Pino”, va da Don Pino: Lui ti indicherà; cioè passa attraverso la Chiesa. La Chiesa ti accoglierà, la Chiesa ti dirà.

E dobbiamo dire che Pierangelo aveva ragione. Attraverso la Chiesa, anche l’Associazione che questa sera si sta inaugurando, costituendo, ha trovato spazio.

E ha trovato spazio anche la fede nei genitore, la fede di quanti hanno conosciuto Pierangelo.

Io credo, a questo punto, perché mi è stato detto che devo essere breve, che Faggiano ha delle cose di cui vantarsi. Tante cose. Però adesso ha questo ragazzo, che è comunque vivo.

Io lo sento vivo e credo che anche voi tutti lo sentiate vivo. Lo percepiamo in mezzo a noi veramente. Faggiano, adesso, dovrà vantarsi della santità di questo ragazzo.

Faggiano è stato capace di partorire…., di partorire un Santo.

E quando si dice santi non dobbiamo pensare alle aureole o alle nicchie, o chissà, ai santi che ci sono stati tramandati per tradizione. No! I Cristiani che si sforzano di vivere appieno la loro fede sono i santi…Sono i santi. Noi, nel momento in cui ci sforziamo di vivere coerentemente il Vangelo, la nostra fede, siamo i Santi; così come dice Paolo, così come parlano le lettere cattoliche della Bibbia.

Allora…, Pierangelo è veramente la santità che è stata affidata a questo paese.

E’ un dono grandissimo per tutti quanti noi.

Forse non ce ne rendiamo conto, ma Dio si è servito di questo figlio, di questo figlio di Faggiano, perchè la sua presenza, il suo amore si espandesse un pò ovunque. Allora facciamo tesoro.

Pierangelo ci ha lasciato uno scrigno.

Uno scrigno di Fede, di speranza, di amore. Questo scrigno non può rimanere nascosto.

Il tesoro deve essere tirato fuori. Dobbiamo fare in modo che fortifichi, che nulla vada perduto, ma tutto venga utilizzato per l’edificazione.

Grazie.

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