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L’anno che verrà

L’anno che verrà (a.s. 2002/3 Scuola Media)

Lucio Dalla, scrive all’amico, perché vuole distrarsi, pensare ad altro che alle guerre e al mare che soffoca la Terra. L’amico è lontano, e questo rafforza ancor di più il sentimento d’amicizia, probabilmente l’amico è partito all’estero per lavoro.

L’anno vecchio sta per finire, tutti ne sono entusiasti, ma lui non si sente felice, perché ci saranno sempre problemi.

La sera ci si annoia, non si sa che fare, c’è chi, temendo la guerra, ha già barricato le finestre con sacchi di sabbia, la gente non comunica, si isola, è egoista.

La televisione ci parla di novità e trasformazioni che il nuovo anno dovrebbe portare.

Si immagina un mondo perfetto, dove le religioni saranno tutte uguali, senza nessuna prevalenza, finirà l’inquinamento e torneranno gli uccelli nei cieli.

Finirà la povertà, la fame; tutti staranno bene. La medicina non avrà più limiti, parleranno i muti e ascolteranno i sordi. In questo mondo perfetto però, i furbi e i malvagi spariranno, perché non verranno più ascoltati.

Sono queste le promesse che si fanno, per l’inizio di un nuovo anno, e sperare sperare che avvengano; ma questo nuovo anno passerà e non bisogna dire di aver passato un anno triste, brutto, ma bisogna rallegrarsi del fatto che quell’anno lo abbiamo vissuto

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