Pietro Maria Fragnelli Vescovo di Castellaneta

Prof.ssa Scardino
29 Aprile 2019
Parrocchia San Francesco (San.Giorgio J.)
29 Aprile 2019

Pietro Maria Fragnelli Vescovo di Castellaneta

NELLO ZAINO DI PIERANGELO

Vado a prepararvi un posto

Giovanni 14, 2

 

Ho davanti a me le foto di Pierangelo Capuzzimati riprodotte nel pieghevole dell’Associazione: quella da desktop, un grande volto tra terra, cielo e mare; quella del bambino delle elementari con colletto bianco, fiocchetto e grembiule blu; quella del giovane con giubbotto beige che tende le mani a Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro. Guardare quelle foto significa per me riandare, commosso, all’incontro che ebbi a Castellaneta con lui: gli stessi occhi intelligenti e vivi, anche se apparentemente più grandi e seri rispetto all’età; lo stesso profilo penetrante e imprevedibile, anche se ingessato da percorsi obbligati di vita e di studio; lo stesso cuore desideroso di pienezza umana e cristiana, anche se vincolato alle limitazioni imposte dalla malattia. In poco meno di diciotto anni (28 giugno 1990 – 30 aprile 2008), Pierangelo ha costruito molto e con grande tenacia: per sé e per gli altri. Si è imposto in modo sorprendente all’affetto ed alla considerazione della comunità familiare e parrocchiale, scolastica e ospedaliera: ha contribuito a edificare la casa terrena e la casa celeste. Incontrare Pierangelo significa rendersi conto che sei chiamato a costruire con tutto ciò che il Signore ti ha dato. Con lui ripenso alle parole di Gesù: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Giovanni 14,1-3). Pierangelo ci ricorda questa certezza di fede: quando moriamo, Gesù viene a prenderci perché stiamo dov’è lui. Con lui e con il Padre incontriamo anche tutti coloro con cui abbiamo condiviso gioie e dolori, sogni e speranze, fatica e amore.

Dal cielo essi sostengono il nostro cammino quotidiano con la certezza che noi pellegrini troveremo un posto nella casa in cui siamo attesi. Lì ci sono già le nostre cose, che Pierangelo ha portato con sé. Un autore spirituale contemporaneo, il benedettino Anselm Grün, ricorre ad un’immagine simpatica, quella dello zaino. “Passeggio – egli scrive – in un prato e arrivo a un ruscello. Per poterlo saltare meglio, getto prima dall’altra parte il mio zaino. I morti con i quali ho condiviso la mia vita hanno già portato con sé il mio zaino oltre la soglia della morte. Perciò posso confidare che mi sarà più facile, morendo, saltare al di là del ruscello e arrivare dove troverò il mio zaino, le cose importanti per il mio cammino esistenziale. I morti decorano la dimora eterna con ciò che di mio hanno già portato oltre la soglia. Molte persone anziane hanno l’impressione che con ogni amico e ogni persona cara un pezzo di loro vada già oltre la soglia, si sentono già in gran parte al di là, nella dimora eterna che li attende. In questa casa nota e familiare possono vivere con Gesù e con tutti quelli che li hanno preceduti nella morte” (Che cosa c’è dopo la morte? L’arte di vivere e morire, Milano 2009).

Mi chiedo: cosa abbiamo messo nello zaino che Pierangelo ha portato con sé? Ognuno ha la sua risposta. Per parte mia ricordo di averci infilato dentro due desideri importanti non solo per me, ma anche per i familiari e gli amici: in primo luogo il desiderio di imparare la sua pacatezza nel parlare di tutto, di cose profonde e di cose semplici; in secondo luogo quello di incontrare e ascoltare il Papa, come guida sicura nel momento in cui matura la svolta decisiva della vita. Dal Papa cercava la conferma di quanto aveva compreso nella Bibbia: “Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia” (Salmo 30/29, 12). È possibile tutto ciò anche in vite come la sua? La risposta è sì. La curiosità intellettuale e la fede maturata nella sofferenza l’hanno portato a vivere la sua storia come vocazione: una missione speciale affidatagli da Dio per gli altri, sapendo che la vita senza fede è nella tristezza, come ricorda Benedetto XVI. Missione vissuta specialmente per i suoi coetanei e per tutti i giovani. Pierangelo rimane in atteggiamento di ascolto. Capisce e difende i giovani, spiegando le loro ragioni agli adulti. Divenuto stella polare, egli ci ridona le parole della Bibbia: “La benedizione degli uomini retti fa prosperare una città, le parole dei malvagi la distruggono” (Proverbi 11,11). Questo giovane retto – pur con i suoi limiti e le sue paure – è stato scelto da Dio per far progredire non solo gli aspetti esteriori, ma anche quelli interiori e spirituali delle nostre città, spargendo su di esse benedizioni divine e respingendo ingiustizie e discordie. Con la sua fede ha costruito su questa terra, proiettandosi interamente nella città del cielo. Un’eredità ed uno stile, che l’Associazione e noi tutti cercheremo di onorare.

 

+ Pietro Maria Fragnelli

Vescovo di Castellaneta

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